Un soprannome tenero, quasi una cantilena, leggero come una farfalla, che evoca colori e battiti di ali, mossi da un refolo di vento, e sembra uscito da una poesia del Pascoli… Giuggiù, un vezzo di bambina, Angela Caputi.

Siamo a Firenze, nell’Oltrarno fiorentino... L'atmosfera è d'altri tempi. Gli abitanti si conoscono tutti e si chiamano per nome. Il fornaio, l'edicolante, la bottega del restauro, il doratore e il corniciaio, il ciabattino che risuola le scarpe, l’ebanista: sono loro i protagonisti della vita di questo piccolo borgo. La città sembra lontana, qui siamo in Oltrarno, la parte meno conosciuta di Firenze dal turismo del mordi e fuggi, ma amata dai fiorentini in quanto non meno glamour, fatta di botteghe e fondi, tra un vociare che è quasi un leit motiv affascinante, una base musicale al tran tran cittadino: “le botteghe” dei maestri d’arte dei mestieri dimenticati, tramandati, nozioni apprese da padre al figlio, locali e magazzini appartati, discreti, quasi nascosti.

Qui lavora Giuggiù, Angela Caputi, con il suo sogno lungo una vita, fatto di scelte e di coraggio, solitudine ma anche tenacia, arte, cinema e glamour, fashion e imprenditoria. Sembra di entrare in un paese incantato, fatto di oggetti favolosi, dove la bellezza della plastica, i colori della bachelite, delle resine, i giochi di trasparenze, la maestria della materia e delle forme si armonizzano con i cromatismi: il colore soprattutto, la luce e il colore che variano sul materiale, trasparenze impalpabili ed evanescenti che creano emozioni, gioielli finissimi, il tintinnio dei materiali che si sfiorano tra loro, e fuori, la vita e i rumori della strada. E poi il silenzio della notte con gli attimi di magia che danno vita alle forme, con le figure dei vecchi mestieri degli artigiani che toccano questi capolavori delicatissimi come le corde di un violino per un concerto di archi, per creare nell’insieme un'opera d’arte; questa è la “bottega” tutta al femminile di Angela Caputi, ormai famosa nel mondo, un primato di passione e di lavoro, ma, principalmente, una storia di donne, fragili e forti, come è la plastica che lavorano, donne che riassumono egregiamente come l’imprenditoria femminile si esprima e operi. Ed è un vivo esempio di come, negli ultimi cento anni, in maniera non traumatica, si sia consumata una rivoluzione pacifica epocale, che ha modificato il ruolo della donna in tutto il mondo e in tutti i settori professionali.

E si comprende che, nella modernità nevrotica del nostro correre, la stilista vuole mettere un punto fermo ai suoi ricordi, forse una partenza, a un mondo dove le sue creazioni sono come una casa, al limite tra la città e la collina, sul confine invisibile della modernità e le voci silenziose di una cultura classica, tradizionale, che ancora abita i mondi incantati, di sogni ancora celati, mai soddisfatta dei risultati; ed è questo, forse, che la spinge avanti, in questa sua grande creatività, curiosa, dolce e grintosa, come è necessario a chi è una creativa. Le mille sfaccettature del carattere di Angela Caputi sono dedicate alla moda, alle contaminazioni della Firenze artigiana, quella dei maestri d’arte che il mondo ci invidia, per nomi, brand, tendenze, stile.

Probabilmente Angela Caputi e la figlia Maddalena, e tutto il loro mondo fatto di artigianato al femminile, non pensavano minimamente che sarebbero diventate famose in tutto il mondo per il poliestere e la plastica in particolare, un materiale interpretato e rielaborato, capace di diventare protagonista del design che, grazie alle sue molteplici qualità, si adatta facilmente a nuovi stili e tendenze. Angela è riuscita a rendere nobile e preziosa la plastica, cancellando il concetto del non prezioso, di vero o finto, creazioni totalmente in resina lavorate con una sapienza artigianale di antica tradizione fiorentina, un'intuizione diventata un must.

Un modo positivo per proporsi alla vita, quello di Giuggiù, una memoria lontana, un sogno, Angela Caputi è una donna di oggi: i suoi lavori riescono ad essere insieme fragili e forti, alteri e sensuali, conservando sempre un'eleganza autentica e naturale. Questa ricchezza di sfaccettature, e la capacità di conciliare i contrasti in modo positivo e propositivo, sono l'essenza stessa delle sue creazioni, immagini contemporanee che riportano al passato.

Per ogni sua creazione esiste una storia, un bagaglio di ricordi, la ricerca del bello nella sua versione più estrema, il tempo delle emozioni preservato, per un attimo, da sicuro oblio, chiuso nel colore, nella forma, nella materia. Ogni suo bijoux, concepito e sognato, prima ancora di essere realizzato, ha una iconicità tale che riesce a superare la pura funzionalità per la quale è stato creato: infatti l’energia creativa di Angela Caputi è sicuramente arte, perché si deve definire arte ciò che dà un corpo ai sogni, che materializza le favole, che ruba al mare i suoi colori, libertà, amore, follia, seduzione, tanta leggerezza e delicata sensualità attraverso gli oggetti, bjioux tanto carichi e pesanti di significato ma leggeri da indossare.

L'ingresso di Angela Caputi nel mondo della moda risale al 1975, e nasce dalla voglia di comunicare con tutte le donne; i suoi primi bijoux nascono ispirandosi al cinema americano della prima metà del '900 e sono pensati per accompagnare la donna nel suo viaggio quotidiano. Le sue creazioni hanno una propria anima, un suono e un colore, nascono con il flusso della contemporaneità e vivono nel tempo senza età, non hanno bisogno di essere firmati per essere riconosciuti. Ogni oggetto è unico e crea le basi per il successivo, è “l’isola che non c’è” perché è la consapevolezza che il successivo sarà ancora più bello, l'ultimo è sempre il più bello perché apre la strada a una nuova creazione.

Creazioni uniche e incisive da essere destinate a diventare esse stesse fantasiosi complementi per abiti e costumi di scena. Nel 1981 vengono scelte per esaltare i personaggi della storica serie americana Dynasty. Negli anni successivi è stato un crescendo di presenze dei suoi colorati gioielli nel mondo dello spettacolo sul piccolo e grande schermo. Gioielli che sono delle vere opere d'arte, custodite e ammirate nei musei dal FIT e Metropolitan Museum of Art di New York fino alla collezione permanente nel Museo degli Argenti di Firenze.

Ma queste signore, gentili e tenaci, hanno capito in anticipo la grande sfida da giocare in azienda e creduto nel suo successo, spinte dai valori in cui credono, quali grandi opportunità per il business del XXI secolo, e percependo che il successo di un'azienda sta nell’equilibrio dei sessi e nella valorizzazione dei talenti nel rispetto delle diversità. Al secolo XXI spetta infatti la trasformazione delle idee in pratica diffusa: la speranza è nel prevedere come sarà un mondo governato anche dalle donne...

Per maggiori informazioni:
Giuggiù di Angela Caputi
www.angelacaputi.com

Il prossimo appuntamento è per il 16 Dicembre.

Crediti Fotografici: Alessandro Bencini