Gli squali sono considerati tra gli animali più feroci del pianeta nella fantasia della persona comune ed effettivamente si tratta di predatori ma in realtà solo alcune specie sono pericolose per gli esseri umani. Di fatto, in genere è vero l'opposto, cioè che gli umani sono pericolosi per gli squali e negli ultimi decenni li cacciano perché certe specie sono considerate prelibatezze, per sport o per un malinteso senso di protezione.

La caccia e problemi ambientali stanno continuando a ridurre la popolazione di molte specie di squali e una ricerca pubblicata su Nature riporta uno studio che li ritiene funzionalmente estinti nel 20% delle barriere coralline in cui vivevano in passato. Tra i problemi ambientali c'è anche la microplastica, come riportato in un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports che offre le prove dell'ingestione di microplastica e altre fibre create dagli umani in quattro specie demersali, cioè quelle che vivono sui fondali marini, di squali che vivono vicino alle coste britanniche.

Gli squali sono pesci cartilaginei classificati nel superordine Selachimorpha, che comprende oltre 500 specie. Le loro origini risalgono almeno al periodo Ordoviciano, tra 420 e 450 milioni di anni fa, ma ricostruire la loro storia è praticamente impossibile perché i loro scheletri cartilaginei hanno pochissime probabilità di fossilizzarsi mentre i denti si fossilizzano abbastanza comunemente e per questo motivo costituiscono la principale documentazione fossile sugli squali.

L'articolo pubblicato su Nature riporta una ricerca che è stata possibile grazie all'organizzazione Global FinPrint, che unisce ricercatori e collaboratori da tutto il mondo proprio per studiare squali e altre creature marine che vivono nelle aree delle barriere coralline.

Questo studio è basato sull'esame di 371 barriere coralline nelle acque territoriali di 58 nazioni. In 69 di quelle barriere coralline, circa il 20% del totale, gli squali sono stati considerati funzionalmente estinti, un'espressione che indica una specie che è ancora presente in un ecosistema con alcuni individui ma non ricopre più alcun ruolo al suo interno.

Il dottor Demian Chapman, uno dei dirigenti dell'organizzazione Global FinPrint, ha dichiarato che il problema è dovuto chiaramente dall'insieme della densità della popolazione umana sulle coste delle barriere coralline, su pratiche di pesca dannose per tutto l'ecosistema, e per una cattiva gestione delle risorse marine.

In alcune aree dell'Asia, la zuppa di pinne di squalo è considerata una specialità culinaria. È molto diffusa in Cina, dove sembra quasi impossibile porvi dei limiti. In altre nazioni asiatiche come la Malaysia sono state varate leggi locali che vietano la pesca degli squali e sono stati proposti piatti alternativi basati su altri pesci che non sono in pericolo, almeno per ora. La regolamentazione e se necessario il divieto della pesca degli squali è utile ma in particolare in Cina ci sono persone disposte a spendere molti soldi per ottenere specialità culinarie tradizionali e ciò rende difficile far rispettare le leggi.

L'articolo pubblicato su Scientific Reports riporta una ricerca condotta da un team guidato da Kristian Parton dell'università britannica di Exeter. Le specie di squali esaminate sono quelle demersali, cioè quelle che vivono sui fondali marini, in questo caso vicini alle coste britanniche. Si tratta di un totale di 46 esemplari appartenenti a 4 specie: 12 esemplari di Scyliorhinus canicula, 12 esemplari di Squalus acanthias, 12 esemplari di Mustelus asterias e 10 esemplari di Scyliorhinus stellaris. Il 67% degli esemplari aveva microplastiche e fibre prodotte da umani nell'apparato digerente.

I ricercatori hanno ammesso con grande onestà di non poter stabilire quali siano gli effetti della contaminazione dell'ambiente che ha portato a questi risultati sulle popolazioni di squali nelle acque britanniche. Tuttavia, negli ultimi anni ricerche del genere si stanno accumulando con una frequenza allarmante mostrando l'estensione della diffusione di plastica e microplastica in tutti i mari del mondo.

Gli squali hanno una reputazione negativa ma in realtà pochissime specie costituiscono un pericolo per gli esseri umani. D'altra parte, la riduzione delle loro popolazioni danneggia gli ecosistemi e costituisce l'ennesima testimonianza dei problemi ambientali esistenti in mari e oceani. Sono problemi che hanno già conseguenze anche sugli esseri umani come il calo della quantità di pesce disponibile e l'aumento delle sostanze inquinanti in essi contenuta.