Un articolo pubblicato sulla rivista Science riporta dati raccolti dalla rete Argo di quasi 4.000 sistemi di sensori automatici sparsi per gli oceani che quasi ogni giorno effettuano una serie di rilevazioni fino a 2.000 metri di profondità. I dati raccolti si aggiungono a quelli rilevati con altri strumenti negli anni precedenti, generando un database eterogeneo, il che rende difficile ottenere analisi omogenee. Un team di ricercatori guidato da Lijing Cheng dell'Accademia delle Scienze cinese, ha analizzato i dati, tenendo anche conto dello scambio di ossigeno tra le acque degli oceani e l'atmosfera, concludendo che gli oceani si stanno scaldando più del previsto.

La salute degli oceani è fondamentale in vari modi anche per gli organismi che vivono sulla terraferma per l'influenza che ha sulla disponibilità di cibo, di ossigeno e per la sua influenza sul clima. Gli oceani assorbono la quasi totalità del calore intrappolato a causa dei gas serra e la loro temperatura ha variazioni sul lungo periodo. Da parecchi anni vengono monitorati in vari modi ma con strumenti diversi, a profondità diverse, in aree diverse e tutto ciò complica le analisi.

I 4.000 sistemi di sensori della rete Argo sono stati posizionati negli oceani alla metà dello scorso decennio e da allora offrono continue misurazioni della temperatura, del pH, della salinità e altro ancora fino a una profondità di 2.000 metri. La rete Argo ha permesso di migliorare notevolmente il monitoraggio degli oceani, che in precedenza veniva compiuto in modo molto più ridotto da tutti i punti di vista.

Anche le analisi dei dati stanno diventando sempre più sofisticate con modelli sempre più precisi che possono fornirci un'idea di cosa aspettarsi nel futuro. Il team di Lijing Cheng ha incluso nella propria analisi anche la componente data dall'ossigeno rilasciato dagli oceani nell'atmosfera per calcolare il riscaldamento degli oceani. L'analisi tiene conto anche dei cambiamenti della percentuale di ossigeno nell'atmosfera dopo aver conteggiato altri fattori come la combustione di carburanti fossili.

Le previsioni di questi nuovi studi mostrano che gli oceani si stanno scaldando più di quanto fosse previsto da altre analisi e in maggiore accordo con altri modelli riguardanti i cambiamenti climatici. Alcune analisi proposte negli anni scorsi suggerivano un possibile rallentamento o addirittura una possibile interruzione nel riscaldamento globale, ma il miglioramento nelle rilevazioni oceaniche permesso dalla rete Argo indica sempre di più che quell'effetto apparente era dovuto a una redistribuzione del calore dalla superficie verso il basso.

I risultati di questa ricerca aggiungono preoccupazioni a quelle già esistenti per la situazione degli oceani, colpiti anche da altri problemi. Il loro riscaldamento contribuisce all'aumento dei loro livelli a causa dell'espansione termica dell'acqua ma questa è solo la conseguenza più evidente. Un altro problema è il calo dei livelli dell'ossigeno che si dissolve nell'acqua più calda ed è molto serio perché contribuisce al degrado degli ecosistemi in cui gli organismi faticano sempre di più a sopravvivere con l'ossigeno disponibile.

Tutto ciò aiuta a capire meglio i termini generali del riscaldamento globale ma anche a individuare con maggior precisione le aree più critiche, nel caso specifico degli oceani. Una ricerca sul riscaldamento degli oceani è utile per capire effetti come quelli che hanno su fenomeni estremi come gli uragani. Essa offre anche informazioni utili da combinare con quelle di ricerche focalizzate su altri problemi per capire, ad esempio, in quali aree degli oceani vi siano maggiori rischi di collasso degli ecosistemi in seguito alla combinazione di vari problemi.

Negli ultimi anni è stato fatto molto per migliorare la nostra comprensione dei cambiamenti climatici e altri dati continuano ad essere raccolti ma tutto ciò sarà inutile se non verranno prese misure molto serie per modificare la tendenza al riscaldamento globale. Molte tecnologie non vanno più neppure considerate alternative perché sono ormai ampiamente usate e la loro adozione deve continuare ad aumentare come il loro sviluppo.