Classe 1960, sono l’orgogliosa mamma di Claudia, splendida ragazza di 22 anni che vive e studia a Londra. Avvocato esperto di penale industriale e di lotta alla contraffazione, da quindici anni sono Presidente del Centro Studi Grande Milano. Dopo due anni di esperienza civica in Regione Lombardia, ho vissuto la recente delusione della non rielezione dovuta a quel vento lombardo che ha spazzato via anche la candidatura di Giorgio Gori, portandolo a venti punti di distacco dall’attuale Governatore Fontana.

Quando si perde si perde e occorre ammettere la sconfitta, ma in questo tsunami non parlerei di una sconfitta personale. Per una civica che non è mai vissuta di politica la ricerca del consenso è faticosa e a ripagarti sono le moltissime persone che credono in te per il lavoro che con generosità hai messo a disposizione della Città di Milano, la città che mi ha dato tutto, gioie e dolori, famiglia e professione. Mi sono creata da sola con spirito di sacrificio, voglia di non mollare mai e l’obiettivo di diventare un Avvocato che si occupasse di Impresa.

Quando mi sono laureata, oltre trent’anni fa, da donna dovevi occuparti quasi naturalmente di diritto di famiglia. Nulla in contrario ma soffrivo la materia come una modalità per sistemare il femminile “al suo posto”, una sorta di disciplina di “genere”, il motivo per il quale ho da subito preferito stare a fianco degli imprenditori, tutelare il made in Italy e imparare tanto dalla cultura del fare impresa, certamente una cultura da sempre al maschile, ma una cultura che appartiene più di ogni altra a questa città che come simbolo ha persino la madonnina con le maniche rimboccate.

Come s’intrecciano l’uomo e la donna del 2000?

In un mondo globalizzato, accanto a molte donne che hanno raggiunto i propri obiettivi di parità ve ne sono milioni che lottano ogni giorno per i più elementari diritti umani. Per questo credo che frasi come quella di A. France (“Una donna che insiste sull’eguaglianza rinuncia alla propria superiorità”) siano molto belle per fare letteratura ma che occorra marciare spedite nel riconoscere che la strada della parità di genere è ancora molto lunga da percorrere. Penso alle posizioni apicali nelle società, dove le donne sono ancora in percentuali molto basse; penso al ruolo delle donne in politica, troppo marginale; penso alle differenze di trattamento retributivo a parità di posizionamento e penso, infine, ai tanti, troppi episodi di violenza sulle donne, i quali dimostrano che siamo ancora troppo spesso oggetto di possesso e non soggetto determinante della propria esistenza.

Single, coppia, famiglia: qual è il futuro della donna?

Mi piace pensare a un futuro in cui una donna riesca a scegliere chi essere e con chi essere senza condizionamenti e posizionamenti di comodo o forzature che debba subire. Una donna che scelga e dunque sia.

Quote rosa?

Le quote rosa e le leggi che ne hanno voluto l’applicazione vanno sostenute e non guardate come “quote per riserva in estinzione”, perché hanno già prodotto risultati importanti: da un 6% di presenze femminili nei board delle società quotate in borsa di qualche anno fa al 30% odierno mi pare un risultato importante nella cultura della parità di genere che va continuamente alimentata. Ci sono ancora molti pregiudizi e ancora troppe domande nei colloqui di lavoro circa le intenzioni delle donne di affrontare gravidanze. Che proprio in politica, dunque, si sentano spesso donne dire che le quote rosa non servono, mi pare davvero fuori dal mondo. Paragono queste affermazioni pericolose a quelle di alcuni autorevoli esponenti del mondo femminile che non si scandalizzano per le numerose avances subite dalle donne nei luoghi di lavoro perché sarebbero da archiviare come apprezzamenti a cui puoi declinare: terribile.

È presidente del Centro Studi Grande Milano. Ci può illustrare brevemente le finalità dell’associazione?

Il Centro Studi Grande Milano ha una storia di oltre quindici anni dalla sua fondazione. L'attività del Centro Studi è da molti anni nota al grande mondo della cultura e della solidarietà meneghina, da sempre sostenute con eventi, dibattiti e progetti donati alla Città. In breve: l’associazione valorizza tutto ciò che fa più grande Milano. Il Centro Studi Grande Milano si batte infatti da anni sul tema della realizzazione della città metropolitana, per una Milano più grande e non solo costituita per legge, peraltro con tanti limiti (parlo della Del Rio ndr), ma anche e soprattutto attraverso la diffusione della consapevolezza della cultura metropolitana. Voglio dire che Milano non è una megalopoli come Parigi o Londra, ma piuttosto il cuore di un arcipelago funzionalmente integrato e densamente popolato punteggiato di città e comuni che ne costituiscono le “isole”, “isole” dotate di autonomia amministrativa e radicati sentimenti di appartenenza locale. Solo tenendo conto di questi sentimenti e degli interessi che li esprimono si potrà costruire qualcosa di duraturo e stabile.

Non si può immaginare per l’area milanese un Super Comune che inglobi tutto secondo la vecchia logica accentratrice verticistica e burocratica che ispira oggi il sistema amministrativo italiano. Occorre immaginare qualcosa di assolutamente innovativo, flessibile e leggero e non una struttura calata dall’alto. Una cosa tuttavia non pare più procrastinabile: riconoscere Milano come una dimensione più grande. Solo nella dimensione Metropolitana e regionale possiamo giocare la partita del confronto internazionale. Personalmente non amo l’espressione “modello Milano”. Possiamo continuare a ripetere che esiste un “modello Milano” ma io credo che esistano altri modelli a cui Milano deve tendere, modelli che si trovano in Europa e nel mondo: confrontiamoci con loro. La ricetta? Sguardo in alto e piedi per terra.

Nel suo pluriennale impegno per la città, quali sono stati i risultati che l’hanno maggiormente gratificata e quali i prossimi obiettivi della sua attività?

La valorizzazione del fare e del fare bene è nel dna del Centro Studi. Penso alla nomina delle grandi Guglie della Grande Milano, ovvero donne e uomini che hanno le caratteristiche del nostro premio, imprenditori e professionisti che hanno fatto la storia di questa Città, che hanno nel cuore Milano e che si mettono al suo servizio in modo spontaneo e spesso gratuito per la valorizzazione della Città. Ma penso soprattutto ai tanti giovani che ho incontrato nelle scuole per le lezioni di legalità con il mio progetto "Virus contraffazione", un progetto educativo che spiega i legami tra acquisto di prodotti contraffatti e criminalità organizzata. In loro, cittadini della Milano del domani, ho incontrato anche tanta amarezza per il lavoro precario, delusioni e incertezze, sentimenti che vanno intercettati e compresi. Ecco, sul lavoro ai giovani il modello Milano si confronti con il modello Londra e comprenda che deve fare ancora tanta strada.

Come la “Grande Milano” affronta la sfida della globalizzazione?

La grande Milano è una città inclusiva e accogliente e conferisce particolare importanza al valore dell’amicizia dei popoli. Non quella “sbandierata” ma quella concretamente vissuta. Per la grande Milano sono essenziali il dialogo e la collaborazione tra le diverse culture e il valore della meritocrazia che sostituisce l’aristocrazia della nascita con l’aristocrazia dell’impegno e dell’ingegno, valori fondanti non come principi gerarchici ma come giusto riconoscimento dei cittadini migliori perché impegnati e meritevoli. Il Centro Studi dal canto suo si sta muovendo nella direzione dell’incontro con le grandi famiglie di cui è costituita la sua popolazione ovvero le diverse comunità di cui è costituita la Grande Milano. Penso al proficuo incontro con la comunità cinese, quella islamica e quella ebraica anche sui temi dell’incontro ecumenico.

Lei si batte per la tutela della proprietà intellettuale e contro la contraffazione; anche l’immagine della città potrebbe essere alterata e “contraffatta”. Quali sono, secondo lei, i veritieri elementi identitari della Milano di oggi?

C’è la contraffazione di ogni settore, dalla moda all’alimentare, dai giocattoli alla meccanica, dal chimico farmaceutico all’elettronica. E c’è poi il mondo di internet, la grande opportunità, ma anche il grande contenitore delle fake news, in cui i leoni da tastiera con tanto di passamontagna telematico tiranneggiano il mondo della comunicazione. L’elemento distintivo di Milano è il lavoro. I milanesi rispettano tanto chi lavora perché per loro il lavoro è un dono, sia per chi lo compie sia per chi se ne avvale. Oggi però, dopo Expo, Milano non è solo lavoro ma c’è anche tanta bellezza e la vivacità si vede ovunque.

Qual è il contributo che le donne stanno apportando per una Milano sempre più “grande”?

Come Presidente del CSGM ho promosso la storia di Milano attraverso la valorizzazione delle figure femminili che ne hanno caratterizzato il percorso: Ersilia Maino, Maria Montessori, Alessandrina Ravizza, Rosa Genoni e Anna Kuliscioff tutte paladine nella conquista dell’emancipazione femminile e nell’affermazione di valori quali la libertà, l’impegno civile, la cultura, l’arte, la solidarietà e la pace. E non dimentichiamoci che chi ha portato Expo a Milano è un Sindaco donna, Letizia Moratti. Mi ha molto colpito un’immagine di qualche giorno fa a Palazzo Morando, in una splendida mostra patrocinata dal Centro Studi Grande Milano sulla Prima guerra mondiale: una fabbrica di quasi sole donne che avevano sostituito i loro uomini chiamati in guerra come forza lavoro. Le risorse delle donne sono infinite; è che non se ne parla abbastanza.

Dalla Milano “grande” alla sua Milano intima, che ci invita a scoprire o riscoprire …

La mia Milano intima è la mattina presto, a piedi, in una città semideserta e ancora dormiente, quando i portinai lavano il loro pezzo di mondo per renderlo più pulito ma non ti annaffiano i piedi e quell’autista della 94 che esita un attimo e ti aspetta mentre tu acceleri il passo ma non corri, ti sorride e aspetta il tuo grazie, col Corriere tra le mani e tanta voglia di caffè.