I primi giorni di ottobre si è riunita l'Associazione Italiana Direttori e Tecnici Pubblici Giardini, per decidere il regolamento sulla gestione del patrimonio arboreo pubblico nelle città italiane. Fino ad oggi, non esisteva una vera e propria legislazione su questo argomento ma si operava su linee guida molto approssimative e variamente interpretabili. Sta di fatto che di fronte a calamità atmosferiche che hanno evidenziato i limiti di questa realtà gestionale, si è dovuto in molte situazioni fronteggiare le emergenze derivate dai danni a civili, a strutture pubbliche e a civili abitazioni.

Il problema degli alberi in città è oggi di una rilevanza non secondaria. La concezione delle decorazioni a verde, dei grandi viali alberati, dei parchi pubblici di derivazione ottocentesca o novecentesca, contrasta nettamente con le necessità pratiche delle moderne città. I grandi alberi che ombreggiavano il passaggio delle carrozze o delle prime auto a motore realizzati con essenze pregiate, di altissimo fusto e con chiome espanse, costituiscono attualmente un pericolo alla circolazione stradale nonché alle persone e agli edifici. Chiome espanse sottintendono apparati radicali altrettanto estesi e ciò va a interferire con fondamenta esistenti, e questi stessi apparti radicali spesso sono stati tagliati per far posto a tutta quella impiantistica che viene stesa sotterranea, tanto che in alcuni casi si compromette la stabilità stessa dell'albero col rischio alla prima bufera di vento che possa cadere procurando rischi severi.

L'inquinamento stesso, presente nelle città e nei trafficati viali, compromette la salute dell'individuo vegetale rendendolo vulnerabile alla più comuni patologie sia animali che fungine o batteriche che possono portare a essiccazione parziale o totale dell'albero, col medesimo risultato di renderlo un elemento di pericolo. Ecco quindi il sorgere della necessità di linee guida per interventi di messa in sicurezza, che si riassume nel fare censimenti per conoscere il patrimonio arboreo, mappature del territorio e controlli periodici ciclici. In questo nuovo contesto, sembrerà raccapricciante ma sorge la necessità della sostituzione di quegli esemplari non più adatti al luogo in cui furono piantati in origine anche se sani. In oltre, gli alberi che costituiscono un viale non possono essere considerati nella loro individualità ma nell'omogeneità che essi stessi rappresentano, pertanto se è necessaria la sostituzione di alcuni di essi, deve essere presa in considerazione la possibile sostituzione totale sia per un fatto estetico che per problemi di sopravvivenza dei nuovi all'ombra dei vecchi.

Quindi si ipotizza una gestione molto attenta degli alberi già presenti da lunga data fino quando non sarà necessaria la loro rimozione. Parimenti si dovranno educare le persone a comprendere la necessità di rimozioni drastiche che possono sembrare crudeli nei confronti dell'albero, a considerare anche le piante storiche non come un monumento statico ma come un essere vivente, dinamico, che nasce, cresce e muore e che non fa parte di un bosco ma di una foresta urbana dove non si può attendere la morte naturale con disseccamento e caduta dei rami fino al cedimento del corpo stesso dell'albero, poiché sussiste il pericolo pubblico che è di maggiore intensità laddove esiste una alta frequentazione di persone o abitazioni.

Il nuovo inserimento dovrà quindi tenere conto di molti fattori e avere la lungimiranza di prevenire impedimenti a persone o cose; dovrà tenere conto dell'effetto di mitigazione della temperatura dove è necessaria; migliorare l'effetto estetico del luogo; progettare cure sostenibili; pensare a un mantenimento della biodiversità; garantire il massimo benessere per le piante e perpetuare la presenza delle alberature tramite il loro rinnovamento ciclico. In sostanza, tradotto in poche parole, si dovrà piantare l'albero giusto al posto giusto.