I biocarburanti sono spesso sottoposti a controversie perché vengono di solito prodotti partendo da piante che a volte sono coltivate al posto del cibo, e in generale perché tendono a non essere per niente ecologici, nel senso che contribuiscono all'inquinamento e all'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera quanto i normali carburanti. I risultati di due ricerche recentemente pubblicati potrebbero però cambiare le cose offrendo alternative più ecocompatibili per la produzione di biocarburanti.

Mascoma, un'azienda tra i pionieri nel campo dei biocarburanti, e il BioEnergy Science Center (BESC) del Dipartimento dell'Energia americano hanno sviluppato un ceppo di lievito che potrebbe aiutare notevolmente lo sviluppo di biocarburanti prodotti da materiali vegetali non usati come cibo.

L'uso degli scarti della pianta del mais per produrre etanolo è già un passo in avanti perché permette di coltivare piante per ottenere sia cibo che biocarburanti. Il problema è che il lievito generalmente utilizzato in questa produzione converte solo una parte degli zuccheri di questi scarti lasciandone oltre un terzo sotto forma di xilosio, un carboidrato comunemente chiamato zucchero di legno.

Modificando il lievito utilizzato finora tramite biotecnologie è stato possibile ottenere un ceppo in grado di convertire questo xilosio in etanolo. Questa conversione è molto rapida perché avviene in meno di 48 ore, permettendo di ottenere una notevole quantità di etanolo.

Questo nuovo ceppo permetterà di sfruttare anche scarti di altri cereali, quindi materiali abbondanti e molto economici, che finora erano molto più difficili da usare perché rilasciano i loro zuccheri molto meno facilmente rispetto alle piante di mais. Il nuovo ceppo di lievito riesce a sfruttare anche quegli zuccheri e a convertirli in etanolo.

Il metano è ben più di un biocarburante dato che viene usato comunemente nelle case per cucinare e per il riscaldamento. Paesi come l'Italia devono però importarlo tramite metanodotti lunghi migliaia di chilometri o tramite altri metodi complessi che aumentano il suo impatto ambientale.

All'università di Stanford, un team di scienziati ha risolto un mistero fondamentale riguardante i metanogeni, microrganismi che usano l'elettricità per trasformare anidride carbonica in metano. Produrre metano usando questi microrganismi mitigherebbe notevolmente il loro impatto proprio perché una notevole quantità di anidride carbonica verrebbe assorbita dall'ambiente.

Negli esperimenti effettuati all'università di Stanford sono stati usati microrganismi della specie Methanococcus maripaludis. Si tratta di archea, simili a batteri ma in realtà appartenenti a un dominio di forme di vita totalmente separato da essi. Per poter ottenere una produzione adeguata di metano era però necessario capire innanzitutto come funzionassero gli elettroni presenti in una corrente elettrica nelle cellule di questi microorganismi.

I risultati sono stati sorprendenti perché i ricercatori hanno scoperto che nella coltura di microorganismi c'erano vari tipi di enzimi. Essi si attaccano agli elettrodi e producono piccole molecole, come quelle di idrogeno, che forniscono gli elettroni ai metanogeni.

Questa scoperta fondamentale è una base di partenza per l'uso di biotecnologie per fare in modo che questi microorganismi metanogeni producano enzimi più efficienti. Ulteriori ricerche potrebbero anche permettere di scoprire enzimi che fanno il loro lavoro in maniera più veloce.

Ci sono fonti di energia migliori dal punto di vista ecologico, ma la loro diffusione è inevitabilmente lenta. L'energia solare sta diventando sempre più importante, ma si va avanti a piccoli passi e ci vorranno chissà quanti anni per convertire una parte significativa delle nostre case e per adottare veicoli elettrici alimentati con energia prodotta da pannelli solari. Nel frattempo, trovare modi più ecologici per usare i nostri attuali veicoli e i sistemi domestici a metano potrebbe essere vitale per ridurre il loro impatto ambientale.