Jeremy Mann, è di scena a Milano alla Galleria Barbara Frigerio Contemporary Art fino all’11 gennaio 2015, con una mostra personale dal titolo Impressions/Aujourd’hui.

L’artista statunitense si considera un pittore impressionista contemporaneo e questo è un parere condiviso da molti. Per descrivere la sua ricerca artistica usa queste paole: "Da artista, creo oggetti che personificano il mio modo di vedere la vita, e presento queste pagine del mio diario al pubblico, con la speranza che sia attratto, seguendo le sue emozioni, da questi ideali. Che io dipinga una veduta cittadina solitaria e brumosa o una bella donna distante, un notturno, un gattino o una montagna, la nota principale, che accompagna tutti i miei lavori è il fondamento artistico. Sono la composizione, il bilanciamento delle linee, il segno e l’armonia dei colori il valore più importante, sebbene spesso inafferrabile, di un dipinto. Sono le parole in una poesia, le note in una sinfonia, e il mio corredo di strumenti malleabili con i quali far fluire la fissità di momenti e ricordi nel mio lavoro. Nell’atmosfera di ogni quadro aleggia una costante ricerca di perfetta armonia tra pittura e rappresentazione, realtà e oggetto, ed è in questi regni che riecheggiano sì grandi emozioni".

Oggi abbiamo il piacere di intervistare l’artista americano.

Come spiega la sua visione personale delle città e delle metropoli del mondo che sono o diventeranno soggetti della sua arte?

Una fabbrica di liquori mi ha chiesto tempo fa di usare il mio dipinto per pubblicizzare il loro prodotto ed era perché i miei cityscapes mettevano in luce quello che loro intendevano come "una nottata in compagnia del loro whisky". Per come avevano interpretato la mia arte, gli avrei regalato a vita i miei dipinti. I miei non sono dipinti di città , sono dipinti della vita di un uomo in qualsiasi città gli capitasse di vivere.

Esiste una stretta relazione tra pittura e fotografia nella sua arte. È vero?

Assolutamente... le cose che dipingo non esistono in realtà. Assorbo conoscenza dagli studi sulla vita, dal lavoro e traggo ispirazione dalla conoscenza della pellicola fotografica, traduco citazioni che più si avvicinano ai miei codici mentali e lascio che l’immagine alimenti la stesura pittorica. È un mondo confuso per molti artisti nati con la fotografia digitale ma la facilità non aiuta il progresso personale nella pittura. Inoltre dovremmo abbandonare l’idea antiquata che il lavoro è l’unico valore della vita e tutto il resto è falsità. E non perché l’artista si distingue dal resto del mondo sul concetto lavorativo ma i tempi cambiano, migliorano. Parte del mio cuore vive dipingendo en plein air, nella natura perché la natura avrà sempre tempo e non c’è miglior studio per degli insegnamenti che derivano dalla vita.

Il suo obiettivo è trovare una perfetta armonia tra pittura e rappresentazione della realtà. Può parlarci anche della sua tecnica?

La tecnica, gli strumenti, i pennelli, i pigmenti, le tele, le fonti , tutte queste cose afferiscono al modo di creare una meravigliosa opera d'arte. Dovunque io vada ogni giorno osservo con attenzione la vita intorno a me, la sua struttura, la sua armonia, la sua realtà, le sue emozioni , le sue sofferenze. Poi, con un certo senso di frustrazione cerco con pennelli e tele di esprimere la mia visione. L’armonia è tutto questo.

Parla della sua arte come di un diario personale. Può spiegare questo concetto più in dettaglio?

Ho sempre detto che la mia pittura vuole esprimere la bellezza di alcuni concetti formali marginali che sfuggono alla maggioranza delle persone come l’equilibrio, l’armonia, il movimento (molto musicale). Il resto della mia pittura viene direttamente dal mio cuore. Sono descrizioni visuali che derivano da quello che amo e che vedo del mondo intorno a me. Da una figura femminile enigmatica che appare attraverso tutte le figure che ho dipinto, oppure dalla visione di una città che ricalca lo sguardo di chi l’ha osservata. Difficilmente permetto a qualcuno di raggiungermi nel mio studio mentre dipingo. Perché il mio studio è il palcoscenico della mia anima e non un atelier di lavoro e, su questo palco si alternano momenti di teatro, di confusione, talvolta si mescolano espressioni drammatiche e cupe o leggere e adirate… In questo senso ci sono le mie emozioni congelate su una superficie dipinta.

Quali sono le sue più recenti ispirazioni?

Vecchie e brutte pellicole che catturano la bellezza del momento e la memoria molto più vive e vere di certe robacce digitali di questi giorni.

Se dovesse citare qualche suo mentore, chi potrebbe essere?

Tutti quelli che sono morti.